sabato 4 agosto 2012

Ciao asino, sono il bue. Chi di noi ha le corna?

Il Corriere che fa le pulci a Bild per l'articolo sulle "bruttone" olimpiche (citazione del titolo dell'articolo, virgolette comprese) e che ha una una rubrica fissa che si occupa di monitorare: lo stato dell'altrui cellulite, le pance molli degli attori al mare, i mai troppo mostrati culi famosi e che si domanda se le star al mare siano più "sirene o balene", merita l'oro all'ipocrisia. 
Inutile notare con sempre meno stupore ma con rabbia crescente, che le autrici siano chiaramente tutte donne. Con la "d" minuscola.


domenica 22 luglio 2012

Lovers Pride

Il problema non è la Curia di Milano, non è Casini, né i casini interni a quella   creatura    mitologica del PD.
Il problema non sono le unioni civili, le civil partnership, i pacs, i dico o i matrimoni.
Tutto questo vespaio serve solo a distrarre dal cuore dell'argomento:

il diritto di amare.

L'amore non è etero, omo, bi, trans. L'amore è Amore.
Sfuggente per definizione non si lascia rinchiudere in colori, cultura, corpi. Non ha limiti né confini.

Nessuna legge può (dovrebbe poter) legittimare solo alcuni tipi di amore. Nessun legislatore può (dovrebbe poter) arrogarsi il diritto di stabilire chi può amare chi.  

Quello che tutti questi paladini di finta moralità e della giustizia a metà stanno facendo, è 

mettere sotto attacco il diritto di amare. 

Non esiste nessuna guerra dei diritti tra coppie etero e omosessuali, i diritti sono (dovrebbero essere) quelli degli individui e delle famiglie che scelgono di formare. I doveri che ogni persona ha verso il suo compagno e la società sono (dovrebbero essere) identici. 
Non facciamoci fregare da chi vuole convincerci del contrario. 


sabato 21 luglio 2012

la Trappola - Genova 20-21 luglio 2011

..tra ieri e oggi, 11 anni fa



Il peggior nemico delle donne

Donna: persona adulta di sesso femminile.
Questa la definizione dal vocabolario, questo il significato nella lingua italiana.
Il problema, o meglio la meraviglia delle parole, consiste nel fatto che non possono essere relegate al solo significato letterale, sarebbe riduttivo e renderebbe impossibile una comunicazione più approfondita. Mi spiego: "casa" non vuol dire solamente "edificio ad uso abitativo", implica un valore affettivo/sentimentale positivo o negativo, implica un moto emotivo personale e per questo non delineabile né definibile. Le parole sfuggono spesso al loro significato letterario, sono più grandi, strabordano di implicazioni, di connessioni. Sono tonde e sfuggenti. 

Definire "donna" con le parole richiederebbe lo spazio da qui alla luna andata e ritorno e non sarebbe abbastanza. Ogni persona, a pieno titolo, può inserire o togliere sfaccettature, può aggiungere un però, mettere l'accento su un particolare, idealizzare o limitare. Ogni donna, nella sua unica, personale e preziosa definizione mette un po' di ciò che è, di ciò che vorrebbe essere, di ciò che ha idealizzato. Ogni uomo, nella sua unica, personale e preziosa definizione mette un po' di ciò che ha conosciuto, di ciò che vorrebbe che sia e di ciò che ha idealizzato. Non trovate sia meraviglioso essere parte di un insieme che di fatto non si può definire? Sia chiaro, credo che di "uomo" in quanto persona di sesso maschile, si possa dire lo stesso, ma qui, ora, sto pensando alle donne e rifletto su di loro. Su di noi.

Mi rendo conto di essere in corto circuito. Credo nel diritto di ognuna di noi di rendersi attraente,  se vuole. Credo persino che il culo e il cervello possano convivere nello stesso spazio fisico senza rubarsi la scena a vicenda. Non trovo nulla di sbagliato nel puntare su un fisico piacente, quando e se è una scelta. Trovo però molto limitativo, puerile ed offensivo considerare e valutare una donna solo dal punto di vista estetico. Lo so è un discorso vecchio come il mondo e tutte, prima o poi siamo cadute nel circolo vizioso del "meglio bona o intelligente?". Sostanzialmente ci siamo date da sole la corda per impiccarci. Abbiamo nutrito con i nostri dubbi una separazione tra essere e avere. I dubbi sono diventati insicurezze, le insicurezze sono diventate croniche e abbiamo finito per credere veramente che potevamo avere un bel culo. O essere intelligenti. Certo non si tratta di colpa, tanto meno di colpa esclusiva, ma trovo orribile il fatto che abbiamo finito per crederci, per avvalorare, per difendere e infine far nostro questo modello che ci vuole donne a metà. 

Una casa non è una sola stanza, un libro non è la sola copertina e una donna non è il suo culo. Certo, siamo tutte d'accordo su questo, o meglio il nostro cervello crede che sia così. Peccato che al pensiero troppo spesso non segua l'azione. Che non è bruciare il reggiseno, è rimettere nello stesso corpo cervello e chiappe, possibilmente mantenendo tra i due cuore, fegato e frattaglie varie.

E' per questo, credo, che provo un moto di rabbia profonda "sfogliando" i quotidiani on line che trovano necessario aggiornarci sullo stato della cellulite di questa o quella, sulle prove bikini superate o meno, sulle docce sexy (?????) di tale "personaggia" famosa o addirittura sul modo di vestirsi. La rabbia monta di più nel constatare che buona parte di questi articoli vengono scritti da donne. Probabilmente perchè se lo facesse un uomo -apriti cielo- verrebbe tacciato di maschilismo, lapidato e poi crocifisso. Che lo faccia una donna, invece, è più politically correct, accettato. 

E perdonatemi il francesismo, ma accettato un cazzo!

Io, non posso accettare e avallare che siano proprio le donne a fomentare questa schizofrenia. Non posso accettare che si parli di femminicidio (termine che detesto tra le altre cose) e che nello stesso tempo, le stesse persone, dalle stesse testate siano i principali responsabili di questa sottocultura che ci vuole perfette e fotoscioppate all'inverosimile. Non posso credere che siamo diventate le paladine dell'omologazione, delle misure perfette (per una copertina mica per la vita), della guerra alla buccia d'arancia. 
Dovremmo urlare il diritto alla cellulite, altrochè. Dovremmo urlare che siamo belle perchè non simmetriche, che non siamo costrette ad essere sexy e che ci sentiamo perfette come siamo, che i nostri difetti sono quello che ci rende uniche. Meravigliosamente uniche.

Certo, per questo servirebbe lavorare un po' meglio sull'autostima, limare un po' l'insicurezza, capire quando si sta scavando nell'ossessione. Sì, sembra più semplice uniformarsi ad un modello dato, ma valutarne il prezzo da pagare -personale e collettivo- non è un optional. 

Della definizione splendidamente sfaccettata di donna stiamo perdendo molto, tutte. Ne stiamo perdendo la "rotondità", l'unicità. Siamo diventate un mercato in cui noi stesse siamo merce, venditori ed acquirenti. Siamo diventate parte di un modo di vivere e di pensare che ci detesta, o meglio che ci accetta solo se conformi. Non possiamo batterci contro quella che definiamo cultura maschilista se le prime a nutrire dubbi su noi stesse siamo noi.

E' triste, ma il peggior nemico delle donne, sono le donne.

lunedì 2 luglio 2012

diritto d'autore ad minchiam



Ognuno ha le sue dipendenze.
Io, che non mi faccio mancare - quasi - nulla, ne ho una lista di 3 cartelle tra cui la "dipendenza da fiction" sgomita dalle prime posizioni.
Già li vedo i nasi in su di tanti -pseudo- cinefili, pronti a giurare con una mano sul cuore e l'altra sul manifesto del collettivo dogma95, eterna fedeltà al cinema d'autore. Che poi, ce ne fosse uno che a domanda diretta "per favore puoi definirmi cinema d'autore" sappia organizzare una frase di senso compiuto. Roba che ti viene da consigliare l'uso di qualche libro (anche semplici eh, tipo il sussidiario) tra un film d'autore e un altro, ma questo è un'altro discorso.
Comunque. La mia "nuova" serie preferita è HIT and MISS . Serie che dal mio punto di vista conferma la qualità dell'industria inglese. Voglio dire che è fatta bene, che mi piace la regia, la fotografia, la musica, gli attori, la post (cazzo, la post!) e sopratutto mi piace la storia. Non che abbia una particolare predilezione per le storie di transessuali non operati che di mestiere fanno i killer e che scoprono di avere un figlio e una famiglia di cui doversi occupare. Ma insomma, esisterà qualcosa oltre polizia-avvocati-medici proposti e propinati in qualsiasi salsa, no?

E quindi guardavo la splendida Chloe Sevigny nei panni di Mia e pensavo: ma cosa ci manca a noi (italiani) per fare una serie fatta così bene? E sia chiaro non sto parlando di bella/brutta, parlo di accuratezza, di sensibilità, di capacità tecniche e artistiche. I soldi, direte voi. E per carità, dico anche io, ma aggiungo che è un falso problema, ed è un problema secondario (ne senso che viene per secondo, abbiate pazienza che ci arrivo). E comunque a parte pochi casi (credo Montalbano, Coliandro e poche, pochissime altre) le fiction italiane sono fatte per il mercato italiano, non per quello europeo, figuriamoci per quello mondiale. Le produzioni non investono soldi propri (e come potrebbero?) e quello che c'è deve bastare. Siamo minestrari, tanto per usare un termine amato nel calcio. Ma le professionalità ci sono. Siamo perfettamente in grado di fare ottimi film e splendide serie. Non credo di dover fare una lista di registi, dop, scenografi, operatori, truccatori, parrucchieri, costumisti e via via fino alla classica "ultima ruota del carro" per dimostrare quanto questo sia vero. Ma allora?



Cosa si deve fare per poter avere tra le italiche produzioni anche delle storie diverse? Perchè il "pubblico" italiano deve essere visto come un' entità astratta e bineuronale dai vari finanziatori e/o produttori e/o distributori (che spesso, troppo spesso coincidono)? 
Vi immaginate di poter vedere in tv delle immagini tipo questa? ***ATTENZIONE*** SI VEDE UN PENE E NO, NON SI TRATTA DI YOUPORN!!

Credevate forse di poter essere trattati da adulti, credevate di essere in grado di apprezzare la struggente tenerezza e malinconia delle sequenze in cui Mia si colpisce ripetutamente tra le gambe, odiando un corpo che in parte non le appartiene? Dice che è per rispetto al pubblico, lo stesso pubblico ritenuto interessato a conoscere tutti i particolari della passera  farfalla della Belen di turno. Con tutto il rispetto per le farfalle chiaramente, che ognuna di noi, della sua farfalla, ne fa ciò che desidera. Ma non è detto che tutti dobbiamo necessariamente esserne interessati.




Mi torna in mente un post un po' datato di Anne, al secolo Anne Riitta Ciccone, autrice e regista. Una di quelle che sa cosa dire e guarda un po', sa anche come raccontarlo. Nel post linkato (fateve del bene, leggetelo - tra un film d'autore e un altro) Anne racconta la vicenda dell'intossicazione da segale cornuta durante una messa a Campobasso. Quello che per i comuni mortali è un "se lo racconto non ci crede nessuno", per un autore diventa un "se lo metto in un film, non ci crede nessuno". E poi va ancora oltre, e tocca secondo me il punto centrale (vabbè semi-centrale) di questo post: il famigerato "Ma secondo te si capisce?". Cito una parte del post, giusto per far capire a chi non ha mai assistito a nessuna fase della produzione di un film, da dove partono le magagne

è vero che una delle cose più stancanti di questo mestiere sono quei referenti con cui devi rapportarti, da produttori a finanziatori diretti e indiretti, che non sanno esprimere altro che:
ma secondo te, si capisce?
ma questa cosa, come è possibile?
ma secondo te è credibile?

Non sarà un po’ troppo? (….)

Quindi ti succede di limitare costantemente l’uso dell’attrezzo base su cui si fonda il lavoro del fare cinema (scriverlo, dirigerlo, fotografarlo, etc): la fantasia.
ed ancora:
 immagini bene i dialoghi che avranno avuto con il funzionario di turno e che ha portato a tanta desolazione:
“Ma qua non si capisce”
“Ma questo come si spiega?”
“Ma faglielo dire, no, che lui non ama più lei?” (come se una scena in cui ne strappa le foto non fosse abbastanza).
“Dai, così non è credibile. E’ troppo grottesco”. (come se, anche fosse grottesco, non sarebbe una meravigliosa conquista di genere. Da noi grottesco è diventato un insulto).
Ci troviamo davanti a queste sceneggiature in cui pedissequamente e come se il pubblico fosse tutto cretino ti dicono già dai titoli di testa cose tipo “Oh vedi, sono stato licenziato, mannaggia! E ora come farò?” , poi incontra la mamma “Ma ti hanno licenziato e tu hai due bambini, come farai?” e lui poi va a cercare lavoro e dice “Siccome sa, io ho due bambini e quindi devo lavorare…” e magari con una triste gag di lui che inciampa nel tappetino all’ingresso finendo con le  mani sulle tette di una, a dire che sì, è un disoccupato ma siamo in una commedia. Togli caduta- tappetino- con- mani- su- tette, e lo stesso soggetto identico con gli stessi dialoghi funge da versione drammatica /autoriale.
Ecco, questo è il contesto. O meglio, questa è la punta dell'iceberg. Questo è il paese dove prima di rovinare un film si riesce a rovinare una storia. Aborti preventivi.

Allora, per cortesia, fatemi il Razzo di piacere di non farmi i "cosi" a peperini con la difesa del diritto di autore, perchè nun ve ne po' fregà de meno dell'autore. Perchè mentre ci raccontate che il pubblico ladro non rispetta il lavoro autoriale, voi siete lì con le vostre penne rosse a mortificare autori e sceneggiatori, a rendere il loro lavoro paragonabile a quello di un alunno di terza (elementare), banale e noioso.
Che tipo di diritto state proteggendo quando un film viene interrotto ogni 20 minuti da un quarto d'ora di pubblicità? Ad essere cattivi si direbbe che i film servono solo per vendere la pubblicità..

Fatevi un favore, lasciate gli autori liberi di scrivere, di usare l'attrezzo fantasia (per dirla con parole di Anne), di scegliere cosa fare delle loro opere, lasciate che sia il pubblico a decretare cosa gli piace e cosa no, lasciateci guardare i film che non verranno mai girati e quelli girati che non avranno mai una distribuzione. Smettetela di decidere cosa, come, quando dobbiamo guardare un video. Solo in quel momento, solo quando sarete i primi a rispettare gli autori potrò credervi ancora.






Per la cronaca:

-non credo che in Italia venga prodotta solo spazzatura, siamo capaci di girare ottimi film con pochi capitali. E lo abbiamo dimostrato.

-non credo che tutti i produttori/finanziatori/distributori siano signorine Rottermaier, ma credo che queste abbiano una vita più tranquilla

-non credo che tutti gli autori siano dei geni ne' penso che tutta la produzione debba essere "di qualità", possiamo però arrivare almeno ad un 50 - 50?





mercoledì 23 maggio 2012

Ufficio Epurazione

Alina è un'ucraina arrestata in Friuli Venezia Giulia, che ha appena finito di scontare 9 mesi per favoreggiamento dell'immigrazione clandestina (e per alcuni questo è abbastanza), in attesa di essere espulsa dall'Italia.

Alina in il 14 aprile entra in commissariato, prelevata come fosse un'arrestata da una pattuglia della volante su disposizione dell'ufficio immigrazione diretto dal vicequestore Baffi. Non è in stato di fermo. 

Alina viene chiusa nella stanza di controllo - che in realtà è un'altra prigione- in attesa del provvedimento del questore e dell'udienza davanti al giudice di pace. 

Su una panca davanti all'obiettivo di una telecamera a circuito chiuso, Alina si è impiccata con il cordino della sua felpa.

Indagando in questa vicenda è uscito fuori che a casa del vicequestore Baffi è stato trovata, tra le altre cose, anche una bella targhetta che riporta:


DIRIGENTE DELL'UFFICIO EPURAZIONE

...devo ripeterlo? E' ben chiaro? 

Tutto questo è inaccettabile.
E' inaccettabile quello è successo ed è inaccettabile, secondo me, è che la parte pulita della Polizia rimanga in silenzio ancora una volta. Io credo fermamente nei molti uomini e donne che ogni giorno, per uno stipendio ridicolo e con sempre meno mezzi a disposizione, fanno il loro lavoro in modo giusto ed onesto. Credo che siano una grande maggioranza. Ma non posso credere al loro silenzio. Quanti soprusi, quanta violenza è necessaria prima di dire basta? Il lavoro e la fatica di tanti rovinata e macchiata dalle azioni di pochi. Quanti dirigenti, agenti o volontari dell'ufficio epurazione esistono? E perchè nessuno denuncia? Se alcuni tradiscono i valori che il ruolo comporta, perchè gli altri lo accettano? Vorrei davvero che i  singoli uomini e donne, quelli che indossano ogni giorno la divisa con onore, capissero che senza di loro non ce la possiamo fare. Non ce la possiamo fare come cittadini e non ce la possiamo fare come Stato. Sono indispensabili e devono essere un esempio. Io credo che questa maledetta lista che comprende Cucchi, Aldovrandi, Rasman, Diachuk, solo per citarne alcuni, debba interrompersi qui. 
Credo che lo sappiamo tutti, disoccupati, segretarie e poliziotti.







PiEsse. meriterebbe un post a parte ma tant'è. Ammetto a priori la mia ignoranza e i miei limiti nel ragionamento logico quindi chiedo: il fatto che siano stati requisiti a casa di Baffi statuette di Mussolini, e souvenirs sul genere di vario tipo e dalla libreria (circa 500 volumi) solo libri relativi a fascismo ed estrema destra (la maggior parte, sembra) e non quelli relativi a comunismo e sinistra (non sono ben chiari gli articoli), non è perfettamente normale? Voglio dire la legge Scelba è chiara no? L'apologia di fascismo è un reato, e mi sembra che il busto del duce o la nomina a dirigente dell'ufficio epurazione rientri nelle indagini per capire se il reato sussiste, mentre la tazza col Che, no.



sabato 5 maggio 2012

Ad ognuno il suo kit


Sì, lo so che ti trenitalia ne hanno parlato tutti, chi più chi meno, seriamente e con ironia; nel male e nel....male.
Trenitalia (o meglio la Trinità trenitalia-centostazioni-fs holding)catalizza, cattura, amplifica commenti e pensieri. Fa cadere in disperazione o accresce la rabbia. Fa esplodere emozioni, per lo più negative. E questo è l'unico merito che sono arrivata a riconoscere.
Comunque. Vivo a Trieste ma sono di Roma, e la mia condizione di disoccupata precaria mi permette di avere il tempo di scendere a casa ogni due/tre mesi. Ellosò, fortunata sono. La stessa condizione lavorativa, però, non mi permette di prendere il treno dei vip. Io viaggio in carro bestiame aka "l'intersiti". Che poi, per inciso, mica mi hanno lasciato scelta, se anche volessi regalare denaro alla triade di cui sopra per utilizzare il treno dei vip (in classe sfigati chiaramente), potrei farlo solo con cambio a Mestre.

Mestre.
E' una stazione punitiva. Gelata d'inverno e bollente l'estate. Umida 365 giorni l'anno, h24. Il lunapark dei piccioni. Con quest'illuminazione da bordello anni '40. Dove se hai fame o sete e persino se vuoi stare un po' più riparato ti devi infilare nell'unico posto possibile: il "mecdonald/bar". Si condividono lo stesso spazio. A volte non capisci se sei in fila per uno o per l'altro. Spesso rinunci anche a provarci a prendere la bottiglietta d'acqua, chè non hai mica tutta 'sta sete.. Insomma, se avete avuto la sfiga di passare per Mestre sapete di che parlo.

Torno a bomba. Il carro bestiame. Io che faccio su e giù quattro o cinque volte l'anno. Io, che da quando si sono inventati il miracolo del supertreno rinominando gli eurostar il frecciarossa ci impiego un ora in più con lo stesso treno che prendevo in epoca ante miracolo, cioè otto ore e mezzo - lo ripeto OTTO ORE E MEZZO - per fare i poco più di 700 km che separano Trieste da Roma. Con sosta di 20 minuti, mando a dirlo, a MESTRE. Sadismo puro. Io che ho il kit da viaggio che non è beauty case e extra bag per le scarpe, è il kit da treno.
Lo brevetto, giuro.
Il kit comprende il minimo indispensabile:

- il coprisedile. Giuro di non essere schizzinosa. Sono stata in situazioni igienicamente scandalose, e non ho mai schifato niente, nemmeno il latte preso da una tanica di metallo coperta di mosche in un immenso parcheggio taxi in pieno "niente" in Tunisia, ma il sedile del treno, no, è troppo. Fatto di una stoffa, probabilmente risalente al tardo Ottocento, che ha visto troppi deretani nella sua esistenza. Se il copri-poggiatesta (ma come si chiama??)c'è ancora è di una tonalità di colore tra il giallo ocra ed il grigio, io ho passato ore a tentare di intuire il colore originale. Il tutto è coperto di qualsiasi cosa viscosa/appicciocosa/rinsecchita. Il primo "must" del perfetto viaggiatore in treno in Italia è un foulard, il cappotto rovesciato, qualsiasi cosa che possa coprire il sedile, sopratutto la testa, sopratutto da quando mi sono svegliata con la bocca aperta, a meno di un centimetro dalla parte laterale del poggiatesta.

- il minikit di sopravvivenza per l'aria condizionata. E' necessario un sottoinsieme, perchè il contenuto varia a seconda delle stagioni e parte dal presupposto che se una cosa può essere fatta a ç@Zzo di cane, sicuramente lo sarà. Secondo questo dogma l'aria condizionata è gelata d'inverno e bollente d'estate.
Oppure è rotta.
Devi sapere che non hai scelta, sia che la ruota della vita ti assegni il posto in una carrozza multipla o in una di quelle con le stanzette da 6 posti avrai uno sbuffo di aria condizionata sotto al finestrino che serve a paralizzarti l'arto più vicino e la metà del viso corrispondente. L'altro sbuffo puntato sui piedi. L'uomo che ha progettato questa disposizione riceve milioni dalle case farmaceutiche, mortaccisua.Quindi è necessario coprire il phon/sbuffo sotto al finestrino. Basta una pagina di giornale piegata in modo da avere delle "linguette" da infilare sulla grata, avendo cura di lasciare la copertura in alto più larga della base, altrimenti lo sbuffo non si copre. D'estate ho sempre un giacchetto, calzini, scarpe di ricambio, perchè se anche l'aria condizionata funziona nel modo corretto, è esagerata, temperatura freezer. Otto ore e mezza così e ti serve l'ambulanza a Termini.

- disinfettante per le mani. Se siete mai stati in bagno in treno non devo spiegare nulla.
Il bagno in treno, però merita una digressione. In genere la maggior parte sono guasti o chiusi. Di media uno su tre, uno ogni carrozza e mezza. Provenienti da varie epoche: oggi ad esempio, il mio primo bagno disponibile era in una carrozza proveniente da un'epoca in cui le pareti si ricoprivano di laminato finto legno, ed il bagno era indicato come "ritirata". Essendo iper frequentati e ipo puliti, bisogna progettare l'assunzione di liquidi nel corso del giorno in cui si viaggia, in modo da dover andare in bagno entro le prime due ore, due ore e mezza, che per me vuol dire prima di Venezia se vado a Roma o prima di Firenze (se torno a Trieste). Poi i bagni diventano quello che tutti sappiamo.

- acqua, cracker o simili, libro, giornali, settimana enigmistica, musica e cuffie.

- consigli vari: primo: sappi che qualsiasi treno tu prenda non c'è spazio per bagagli: non pensarci nemmeno alla valigia, che forse non trovi posto nemmeno per lo zaino. Pensa alle cose che porteresti, prendine solo metà e poi dividi per tre, scegli una parte: quello è il tuo bagaglio. E' la formula magica.
Secondo: non cedere alle chiacchere. Quel vicino con l'aria carinissima, interessantissima, con cui potresti avere voglia di scambiare DUE parole si trasformerà in un incubo che durerà per tutto il viaggio di parole mitragliate a manetta. D'altro canto impara a schivare quelle persone che fanno viaggi in treno solo ed esclusivamente per parlare. Che attaccano bottone anche se non rispondi. A loro, in fondo, non interessa la risposta o la conversazione, loro hanno bisogno di un manichino a cui parlare. E lo fanno senza sosta. Sono pericolossissimi, e sono ovunque. Quindi dai retta a me, ti siedi, metti le cuffie (anche senza musica), guardi fuori dal finestrino, leggi (o anche fissa il libro e pensa ai casi tuoi) e se tutto questo non funziona dormi (o fa finta).


Se vedete una che quando sale in treno compie, nell'ordine, queste azioni: sistema la valigia come e dove può, strappa l'ultima pagina di Repubblica, la piega in modo strano e mette il tappo all'aria condizionata sotto il finestrino, sistema un foulard sul sedile, si cambia le scarpe, mette sul "tavolinettino" in dotazione le parole stampate e si mette subito a dormire... sono io.

martedì 27 marzo 2012

Liberi di essere addomesticati




"bisogna cambiare tutto per non cambiare niente".
Don Giuseppe Tomasi scriveva di un'altra epoca, ma da allora, pur essendo cambiato tutto, non è cambiato - appunto - niente.

Un'Italia fa, nel Paese che tira più di un carro di buoi, era buona regola, per essere giusti, socialmente accettati, recitare dei ruoli di personaggi "vincenti". Le maschere da indossare erano semplici, rozze, vagamente grottesche: l'uomo un po' macho vestito finto elegante o finto alternativo, con un disprezzo orgogliosamente mostrato per il genere femminile, la donna rigorosamente pancia in dentro e chiappa in fuori, con un disprezzo orgogliosamente mostrato verso il genere femminile (ah, l'ho già detto?), moglie o amante del miliardario di turno. Tutti rigorosamente un po' coglioni, con grossi problemi di disagi linguistici, l'allergia al ragionamento e alla logica e un amore smodato per volgarità e maleducazione. In quel Paese luccicante di paillettes e spot vissuti come realtà, dove il pollice opponibile ha ceduto il ruolo di "dito più importante" al medio alzato era tutto abbastanza semplice, bastava ridere come deficienti, dire ogni tanto un due stronzate e aspettare 9 secondi prima di proseguire con un "non mi avete capito". Alla portata di tutti insomma.
Ora siamo nel mezzo di un cambiamento epocale. Messi da parte push up e dentiere sbiancate. Seri, molto seri, quasi tristi (fare pendant con la locuzione "lacrime e sangue", moda che la madonna di Civitavecchia aveva già lanciato tempo fa) . Dovremmo tendere al precariato perchè il lavoro fisso deve farci schifo. "Tempo indeterminato" verrà cancellato dal vocabolario e bandito per legge, siamo raccomandati o sfigati, e per favore, anche se non capite perchè dovreste farlo, cambiate città.
Un bel cambiamento, sì. E giù polemiche sull'opportunità di questa o quella dichiarazione. Giù bordate su chi è meglio di chi. Disquisizioni eleganti incentrate sul dito che nasconde la luna.
Quello che invece non cambia, e che trovo più fastidioso del tacco 12 per legge e del rinnegare l'articolo "la" per partito preso, è questa continua, immutabile, fastidiosa volontà di dover essere qualcuno deciso da qualcun'altro. La stupidità nel non (voler) capire che siamo tutti uguali solo se diversi. L'affermazione del diritto sacrosanto di essere chi voglio io (nel rispetto degli altri e della legge), anche se sogno il posto fisso e voglio vivere accanto ai miei (aspirazioni che non ho mai avuto ma che non ritengo di serie B). Qualcuno ha mai detto che in un Paese serve chi si sposta e chi rimane? Che sono utili tutti i lavoratori, che sono una risorsa dal primo all'ultimo, che sono una risorsa persino le casalinghe? Qualcuno ha mai sussurrato che dietro un lavoratore e un disoccupato c'è una persona? Uomo o donna che sia, ma una persona con sogni, aspirazioni, progetti, e che sono tutti dannatamente legittimi. E' stato mai fatto notare che un paese che si dice civile (con un doppio carpiato e una botta di reni) è quello che lascia spazio all'individualità? Che anzi, eresia, la vede come ricchezza, come base per il futuro, come valore da coltivare.
La nostra libertà di essere è chiusa dentro gabbie sempre più strette, etichettata da tag sempre più dettagliati. Mentre discutiamo elegantemente di chi è meglio di chi.

domenica 26 febbraio 2012

(...)




C'è qualcosa di anormale e grottesco nel denunciare per diffamazione chi ha solo detto la verità.
Ci sarebbe di che vergognarsi. Avendo una coscienza.

martedì 21 febbraio 2012

mamma rai (a rischio licenziamento)

..ma se invece di strapparsi i capelli quando si legge dell'ennesima pietra lanciata sulla dignità della donna, si provasse per una volta - tanto per provare qualcosa di nuovo-, a fare una legge nella quale sia chiaro il concetto che malattia, infortunio e maternità NON sono causa di licenziamento e non devono nemmeno diventarlo? Non sarebbe più semplice?

sabato 18 febbraio 2012

Cose che non si possono commentare


bambini mascherati da monnezza

"..da RICICLO" mi corregge la maestra.
Sono quei momenti in cui ringrazio i numi per non avere figli.
Gia mi immagino, il pargolo rientra dall'asilo e dice "..mamma! con la classe prepariamo i costumi di carnevale!".
"Bello! e da che vi vestite?" (ti aspettavi mica un gormiti, uno zorro o banalità del genere)
"da monnezza"
"..."

Ora, lasciamo perdere la considerazione che abbiamo di questi bambini, ed il fatto che forse dovremmo riflettere su come li stiamo crescendo, ma il pensiero che affiora è un altro. Io non ho mai amato il carnevale, anche perchè mia madre usava vestirmi da fatina/principessina mentre io volevo mascherarmi da indiana. Eppure di quegli anni ricordo la scelta accurata per le coroncine, per la capigliatura, tutto fatto con una cura che non credevo possibile dalla stessa mamma che mi tirava le trecce fino a farmi piangere quando mi pettinava la mattina. Dopo qualche anno, poi, sono riuscita ad avere il vestito da indiana e ricordo la felicità quando il costume l'ho avuto ed ogni volta che l'ho indossato.

Inevitabilmente mi chiedo, ma cosa prova un bambino mentre un adulto gli posa in testa un rotolo di carta igienica?

Stuporone



..ma tu guarda..

dopo anni di notizie sull'avanzata della disoccupazione, sul problema delle pensioni, sulla povertà che aumenta, sull'inflazione che sale, la recessione che cresce, sui servizi gratuiti alle famiglie che diminuiscono e i prezzi al consumo si impennano.
Dopo non so più quante righe scritte sulle industrie che chiedono soldi per coprire il mancato guadagno e su una marea di persone in mezzo ad una strada che hanno pure smesso di chiedere un aiuto per superare il mancato lavoro.
Dopo tutte le lezioni di finanza e macroeconomia che abbiamo dovuto prendere anche solo per capire cosa vuol dire "fallimento dello Stato".
Dopo le interviste fatte a tutte le verduraie d'italia che ci hanno spiegato la formula algebrica per il calcolo dell'aumento del prezzo delle cucurbitacee dal produttore al nostro piatto.
Dopo tutto questo e molto altro ancora, la notizia odierna è che non ci sono più soldi da mettere in banca?
Cos'è una candid camera? Dobbiamo fare "Ohhhhhhhh"?

venerdì 17 febbraio 2012

Il bello, il brutto e la nausea





A Trieste c'è un centro per il cambio di sesso molto conosciuto e all'avanguardia. E' un posto dove senza tanti clamori - personaggi pubblici a parte - si aiutano alcune persone in uno dei momenti più delicati ed importanti della propria vita. L'assistenza psicologica non è trascurata, e per quanto si tratti una situazione migliorabile, sembra essere una delle eccellenze in Italia in questo tipo di operazioni. C'è di che essere fieri.

CAPITOLO I: dove il futuro sembra essere luminoso
La Regione Friuli Venezia Giulia "ha finanziato con 15.000,00 per un anno, un progetto per l'assistenza pre e post operatoria rivolto alle persone transessuali. Il progetto, promosso dal Circolo Arcigay-Arcilesbica di Trieste con la collaborazione della Clinica urologica e del Centro di salute mentale di via Gambini, prevede l'affiancamento di un gruppo di esperti durante tutto il percorso che vede coinvolto il paziente nel periodo di transizione.". Sono sinceramente contenta di questa notizia. Per quanto il fondo sia davvero ridicolo, per quanto limitato ad un anno, per quanto si avvicini molto al classico contentino. Un passo avanti ed il bicchiere è sempre mezzo pieno.

CAPITOLO II: dove cadono le braccia e i gioielli di famiglia e ci si rende conto che la luce precedente era quella di un lampo in una tempesta
Succede però che «In questi anni abbiamo creato con il Cedig un'équipe di endocrinologi, psichiatri, ginecologi e chirurghi plastici. Sono stati organizzati dei corsi di formazione per gli infermieri. Ma non abbiamo più la disponibilità delle sale operatorie». Se un tempo le sale a disposizione erano due, ora il Cedig ne può utilizzare una sola al mese" dice uno degli urologi coinvolti... Coinvolto almeno per ora, il fatto che abbia molto chiaramente fatto i nomi di quelli che ritiene responsabili, mette un grosso interrogativo sulle prossime svolte della sua carriera..

CAPITOLO III: dove per quanto ci si sforzi, si finisce sempre con una fiasca di maloox
Il giornalista fa il suo mestiere e scrive il suo articolo, più o meno liberamente, più o meno bene, più o meno dettagliatamente. Avrà un suo target di riferimento non so, ma comunque deve o dovrebbe mantenere uno standard linguistico, etico, morale, eccetera eccetera. Generalmente non si può permettere di scrivere quello che vuole, e credo mai, come vuole. I commentatori invece sono il sangue, è il pubblico dell'arena, è la folla nell'orgasmo del pollice verso. In genere una testata on line si definisce anche dalla "qualità" dei suoi commentatori. Ecco i commenti presenti all'articolo, solo 6 per fortuna, danno veramente la nausea

Decadenza

(...) fare come gli arcieri prudenti, a' quali parendo el loco dove disegnano ferire troppo lontano e conoscendo fino a quanto va la virtù del loro arco, pongono la mira assai più alta che il loco destinato, non per aggiugnere con la loro freccia a tanta altezza, ma per poter con l'aiuto di sì alta mira pervenire al disegno loro.

da "Il Principe", Machiavelli


Quando, nel video incriminato "Monti&laMonotonia", ho sentito parlare della tutela dei lavoratori come di un "venimose incontro" tra i lavoratori tutelati e i non tutelati, onestamente mi è venuto un po' a male. E mi è tornata in mente la freccia di Machiavelli (che Wotan benedica la mia professoressa di lettere). Ecco un sintomo dei tempi che corrono ed uno squarcio sul futuro. Invece di "puntare ad avere il maggior numero possibile di tutele per il lavoratore, e fare in modo di organizzarsi in modo che nessun avente diritto resti fuori e nessun non-avente diritto entri dentro" si punta ad un meno che modesto "tuteleremo di meno chi è più protetto e di più chi è meno protetto". Guerra civile tra diversamente tutelati. Come se avessimo a disposizione solo un tot numero di punti-tutela, finiti i quali siamo fottuti. Bave alle bocche e sangue agli occhi, e così passa inosservata la miseria e la pochezza del resto.
Questa considerazione dei diritti delle persone legata ad una definizione così variabile rende possibile riempirsi la bocca di parole che, svuotate di un significato comune, vengono lette da ognuno di noi in modo diverso.
Come l'oroscopo.
Ma Brezsny è più simpatico.

sabato 28 gennaio 2012

Riforme per grazia ricevuta



Succede che la giunta Pisapia decide di modificare i criteri di accesso al fondo anticrisi anche alle coppie di fatto, e già questo da solo, nell'italico Medioevo, è un passo avanti coraggioso. Succede anche che lo stesso fondo è accessibile a coppie dello stesso sesso. E questa sì, sono d'accordo, nel contesto dell'immobilismo in cui siamo impantanati può essere considerata una "fuga in avanti",in accezione positiva chiaramente.
Ovviamente questa decisione è stata aspramente criticata da destra e centro destra e ancor più ovviamente è stata criticata dal centro sinistra, dallo stesso PD.
La protesta della Presidente del gruppo consiliare PD Rozza può essere riassunta con un democristiano "Ma cribbio potevamo aspettare il 3 giugno, chè viene il Papa per l'incontro mondiale delle famiglie".
Ma le dichiarazioni che trovo essere al limite dell'assurdo sono quelle della consigliera D'Amico e del vicepresidente del Consiglio Comunale Fanzago, che dimostrando che il brain sharing è il nostro futuro parlano di "FUGA IN AVANTI", in accezione negativa, ovviamente.
Rispettivamente i colleghi dalla locuzione condivisa dichiarano:
È una decisione inopportuna perché realizza una fuga in avanti che rischia di dividere e creare conflitti, mentre questo grande tema civile va approfondito in sede consiliare, realizzando una larga convergenza tra le forze politiche

e
Una fuga in avanti – ribadisce — Tra l’altro spetterebbe al consiglio decidere i criteri per utilizzare il fondo anticrisi

Due esponenti del partito che chiede riforme elettorali, sulla giustizia, sui trasporti , il partito che dedica addirittura una pagina del suo sito alle riforme, si sentono spaesati di fronte alle "fughe in avanti".
Il momento è epocale, siamo alla nascita del concetto di cambiamento uguale. Dell'evoluzione immobile. Della novità vecchia.
Signore e signori, ecco a voi le Riforme per grazia ricevuta.

venerdì 27 gennaio 2012

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La storia di Megaupload la conosciamo tutti. Il classico caso in cui si butta il bambino e si tiene da parte l'acqua sporca. Il ragionamento (????) fatto dall'FBI - rivisto e interpretato copyright RI - è questo:
visto che su megaupload si possono trovare contenuti che per alcuni paesi, in alcuni casi, sono illegali, non ci basta sapere che i file in questione possono essere rimossi con una semplice mail inviata al servizio di cui sopra, no, vogliamo di più, vogliamo tutto! Il sito chiude, il proprietario lo arrestiamo, gli facciamo rischiare 50 (CINQUANTA) anni di galera, e fanculo l'avarizia.
Ma visto che la questione contestata è quella della violazione di copyright, c'è qualcuno che si chiede cosa può essere contestato a chi elimina e rende inaccessibile i tera o i peta di contenuti legali. Quantità di file legali sottratti illegalmente ai legittimi proprietari.
L’FBI ha causato danni incalcolabili (...)ben superiori ai presunti danni invocati dalle lobby, in un tentativo futile di prevenire ogni accesso ai contenuti caricati su Megaupload, alcuni dei quali avrebbero violato copyright secondo la legge americana. E siccome la rete e grande, e molti di questi “contenuti illegali” sono tuttora accessibili altrove, “l’azione non solo è futile, ma è anche un modo per ricordarci che questi file non sono necessariamente illegali in vari paesi del mondo, inclusi gli Stati Uniti”. Per contro, scrivono i Pirati, “chiudendo il servizio è stato impedito l’accesso a milioni di archivi di privati e organizzazioni, causando potenziali danni economici, personali e di immagine a moltissime persone”; a voler fare le pulci, poi, l’Fbi potrebbe aver violato gli articoli 197 e 198 del Codice Penale Spagnolo appropriandosi di dati personali


Chi di legge ferisce, di legge perisce (o così si spera)

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27 gennaio, giorno della Memoria




Aggiornamento: anche Repubblica si occupa della questione, dimenticando di aggiungere che proprio la sua redazione aveva contribuito a creare questo caso..