sabato 21 luglio 2012

Il peggior nemico delle donne

Donna: persona adulta di sesso femminile.
Questa la definizione dal vocabolario, questo il significato nella lingua italiana.
Il problema, o meglio la meraviglia delle parole, consiste nel fatto che non possono essere relegate al solo significato letterale, sarebbe riduttivo e renderebbe impossibile una comunicazione più approfondita. Mi spiego: "casa" non vuol dire solamente "edificio ad uso abitativo", implica un valore affettivo/sentimentale positivo o negativo, implica un moto emotivo personale e per questo non delineabile né definibile. Le parole sfuggono spesso al loro significato letterario, sono più grandi, strabordano di implicazioni, di connessioni. Sono tonde e sfuggenti. 

Definire "donna" con le parole richiederebbe lo spazio da qui alla luna andata e ritorno e non sarebbe abbastanza. Ogni persona, a pieno titolo, può inserire o togliere sfaccettature, può aggiungere un però, mettere l'accento su un particolare, idealizzare o limitare. Ogni donna, nella sua unica, personale e preziosa definizione mette un po' di ciò che è, di ciò che vorrebbe essere, di ciò che ha idealizzato. Ogni uomo, nella sua unica, personale e preziosa definizione mette un po' di ciò che ha conosciuto, di ciò che vorrebbe che sia e di ciò che ha idealizzato. Non trovate sia meraviglioso essere parte di un insieme che di fatto non si può definire? Sia chiaro, credo che di "uomo" in quanto persona di sesso maschile, si possa dire lo stesso, ma qui, ora, sto pensando alle donne e rifletto su di loro. Su di noi.

Mi rendo conto di essere in corto circuito. Credo nel diritto di ognuna di noi di rendersi attraente,  se vuole. Credo persino che il culo e il cervello possano convivere nello stesso spazio fisico senza rubarsi la scena a vicenda. Non trovo nulla di sbagliato nel puntare su un fisico piacente, quando e se è una scelta. Trovo però molto limitativo, puerile ed offensivo considerare e valutare una donna solo dal punto di vista estetico. Lo so è un discorso vecchio come il mondo e tutte, prima o poi siamo cadute nel circolo vizioso del "meglio bona o intelligente?". Sostanzialmente ci siamo date da sole la corda per impiccarci. Abbiamo nutrito con i nostri dubbi una separazione tra essere e avere. I dubbi sono diventati insicurezze, le insicurezze sono diventate croniche e abbiamo finito per credere veramente che potevamo avere un bel culo. O essere intelligenti. Certo non si tratta di colpa, tanto meno di colpa esclusiva, ma trovo orribile il fatto che abbiamo finito per crederci, per avvalorare, per difendere e infine far nostro questo modello che ci vuole donne a metà. 

Una casa non è una sola stanza, un libro non è la sola copertina e una donna non è il suo culo. Certo, siamo tutte d'accordo su questo, o meglio il nostro cervello crede che sia così. Peccato che al pensiero troppo spesso non segua l'azione. Che non è bruciare il reggiseno, è rimettere nello stesso corpo cervello e chiappe, possibilmente mantenendo tra i due cuore, fegato e frattaglie varie.

E' per questo, credo, che provo un moto di rabbia profonda "sfogliando" i quotidiani on line che trovano necessario aggiornarci sullo stato della cellulite di questa o quella, sulle prove bikini superate o meno, sulle docce sexy (?????) di tale "personaggia" famosa o addirittura sul modo di vestirsi. La rabbia monta di più nel constatare che buona parte di questi articoli vengono scritti da donne. Probabilmente perchè se lo facesse un uomo -apriti cielo- verrebbe tacciato di maschilismo, lapidato e poi crocifisso. Che lo faccia una donna, invece, è più politically correct, accettato. 

E perdonatemi il francesismo, ma accettato un cazzo!

Io, non posso accettare e avallare che siano proprio le donne a fomentare questa schizofrenia. Non posso accettare che si parli di femminicidio (termine che detesto tra le altre cose) e che nello stesso tempo, le stesse persone, dalle stesse testate siano i principali responsabili di questa sottocultura che ci vuole perfette e fotoscioppate all'inverosimile. Non posso credere che siamo diventate le paladine dell'omologazione, delle misure perfette (per una copertina mica per la vita), della guerra alla buccia d'arancia. 
Dovremmo urlare il diritto alla cellulite, altrochè. Dovremmo urlare che siamo belle perchè non simmetriche, che non siamo costrette ad essere sexy e che ci sentiamo perfette come siamo, che i nostri difetti sono quello che ci rende uniche. Meravigliosamente uniche.

Certo, per questo servirebbe lavorare un po' meglio sull'autostima, limare un po' l'insicurezza, capire quando si sta scavando nell'ossessione. Sì, sembra più semplice uniformarsi ad un modello dato, ma valutarne il prezzo da pagare -personale e collettivo- non è un optional. 

Della definizione splendidamente sfaccettata di donna stiamo perdendo molto, tutte. Ne stiamo perdendo la "rotondità", l'unicità. Siamo diventate un mercato in cui noi stesse siamo merce, venditori ed acquirenti. Siamo diventate parte di un modo di vivere e di pensare che ci detesta, o meglio che ci accetta solo se conformi. Non possiamo batterci contro quella che definiamo cultura maschilista se le prime a nutrire dubbi su noi stesse siamo noi.

E' triste, ma il peggior nemico delle donne, sono le donne.

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